Il mio rapporto con la nudità è iniziato a scuola, al liceo artistico, dove le ore di lezione erano la maggior parte dedicate alla copia dal vero del modello o modella nudi ovviamente. Non c’era giudizio nell’osservare quei corpi, ma solo l’emozione di catturarne l’essenza attraverso il disegno e la pittura. L’artista impara che la bellezza del corpo sta nelle sue proprie linee e forme, nella luce che lo avvolge e nei colori che riflette e in questo non ci sarà mai un giudizio morale. Questo ho imparato a scuola, ma ahimè, ingenua io, dovevo ancora fare i conti col mondo fuori…
Vi voglio quindi raccontare della colossale figura di m… che io e la mia amica e compagna di classe causammo all’associazione di pittura locale di cui facevamo parte a quel tempo.
Era nostra abitudine disegnare e dipingere anche nel tempo libero e avendo appunto una predilezione per la figura umana posavamo l’una per l’altra.
Come laboratorio, o atelier che dire si voglia, utilizzavamo una grande aula che l’associazione di pittura aveva ricevuto in comodato d’uso dall’arciprete presso l’oratorio femminile. Questo non era forse il luogo più idoneo dove tenere fogli 100×70 pinzati ai cavalletti, o lasciare asciugare acquerelli disposti sul pavimento, o abbandonare in ordine sparso schizzi e bozzetti vari in cui il grande protagonista era sempre il corpo femminile.
Se foste entrati in quell’aula avreste visto corpi in pose eleganti e sinuose alla maniera degli Impressionisti, morbide curve impreziosite dal chiaroscuro, chiappe velate dall’acquerello, tette modellate dal carboncino e tutto quello che di più affascinante l’occhio dell’artista può restituire.
Un giorno una delle suore entro in aula: come successe nessuno lo sa! Quello che tutti sanno è che scoppiò il finimondo e questa, inorridita, urlò allo scandalo.
Chiamarono l’arciprete che chiamò il presidente dell’associazione di pittura che chiamò me e S. e ci fecero un colossale cazziatone.
Onestamente non ricordo cosa ci dissero, anche perché non credo di averli davvero ascoltati. Ricordo solo di essere corsa a recuperare tutto il materiale dall’aula prima che lo buttassero via.
Naturalmente ci cacciarono dall’associazione. “No!”, sentenziò S. con gran disprezzo, “Siamo noi che ce ne andiamo, perché delle vere artiste non possono abbassarsi al livello di pittorucoli da strapazzo capaci solo di copiare mele bacate!”.
Oggi ricordo S. come un’artista fiera del suo essere Donna, io invece non dipingo più da molti anni, ma posto fieramente culi su Internet!
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